Il Carnevale di una volta
“Semel in anno licet insanire”, così recita una celebre citazione latina, “una volta all’anno è lecito impazzire”, proprio per questo il popolo aspettava questa occasione, per potersi dare alla pazza gioia, almeno per un giorno, lasciando da parte lavoro, problemi, preoccupazioni e convenzioni sociali.
La parola Carnevale proviene dalla locuzione latina carnem levare, ossia ‘togliere la carne’, con essa si indica quel lasso di tempo che comincia con il Giovedì Grasso e termina con il Martedì detto dell’azata, che precede il Mercoledì delle Ceneri, dunque il periodo antecedente l’inizio della Quaresima. Essa rappresenta i quaranta giorni di penitenza spirituale e corporea, che servono a purificare l’anima e il corpo dai peccati, in vista della Pasqua; da ciò deriverebbe l’espressione relativa al ‘togliere la carne’, il digiuno era inteso come una forma di espiazione e di preparazione alla rinascita, simboleggiata dalla resurrezione di Gesù Cristo.
Inoltre il Carnevale rappresenta la fine dell’inverno e l’avvicinarsi della primavera, dunque la rinascita della natura e il suo risveglio, perciò si festeggiava questo periodo di transizione e di rinnovamento per la natura e la fecondità della terra.